CAPO PERCHÉ MI URLI CONTRO? 😱
Una volta avevo un responsabile di reparto che urlava, urlava, urlava sempre! Per qualunque cosa, il più delle volte senza motivo… arrivava in ufficio ed iniziava a sbraitare con chiunque capitasse a tiro…
La mia reazione, a queste sue urla, era di chiusura emotiva e mentale; avevo paura, mi sentivo triste e demotivata. Cresceva dentro di me questo senso di colpevolezza (senza ragione) e di frustrazione.
Quando un giorno, finalmente, ho ottenuto un ruolo da Manager anch’io urlavo! Non quanto il mio precedente responsabile ma in certi momenti in cui non venivo ascoltata, mi sentivo presa per i fondelli dal mio team, incappavo in errori che ritenevo banali… urlavo!!!
Ad un certo punto mi sono resa conto che urlare mi faceva male. Non scaricavo affatto la mia rabbia, anzi! La fomentavo ancora di più e mi rosicava dentro creandomi problemi di gastrite, insonnia e stress.
Nel tempo ho trovato la modalità e la soluzione per la gestione di questa situazione: imparare a gestire le mie emozioni negative, come la rabbia, attraverso strumenti quali la risata, la meditazione, il respiro consapevole.
E’ stato importante anche prendere consapevolezza dell’interpretazione personale che attribuivo agli eventi; ho imparato che ogni persona percepisce la realtà in maniera differente, le prese per fondelli che vivevo da parte di alcuni membri del mio team erano solo la mia personale visione del loro atteggiamento. Approfondendo il discorso con loro ho capito che non si trattava assolutamente di questo, anzi! Mi ero quindi creata completamente da sola dei film mentali su cose che in realtà non stavano accadendo!
Vi lascio come riflessione questo racconto di Gandhi sul perché le persone urlano. Restiamo in sintonia con gli altri, approfondiamo i loro punti di vista, non giudichiamo.
“Un giorno, Gandhi pose la seguente domanda ai suoi discepoli: “Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?” “Gridano perché perdono la calma” rispose uno di loro. “Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?” disse nuovamente il pensatore. “Bene, gridiamo perché desideriamo che l’altra persona ci ascolti” replicò un altro discepolo. E il maestro tornò a domandare: “allora non è possibile parlargli a voce bassa?” Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò: “Voi sapete perché si grida contro un’altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l’uno con l’altro. D’altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano solamente sussurrano. E quando l’amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E’ questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano.” Infine Gandhi concluse dicendo:
“Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare”.
(Gandhi)
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